mercoledì 20 febbraio 2008

Primissimo articolo 2006/2007

“assumerò la ragazza grassa…”

Il diavolo veste Prada, cronacha di una lavoratrice presso il demonio…

Così esordisce Miranda Priestly (una dinamica Meryl Streep) direttrice di Runway, la rivista di moda più potente d’America e non solo, quando le si presenta davanti la giovane neo-laureata, aspirante giornalista Andy Sachs (Anne Hathaway) , nel suo curriculum, nessuna pecca, ma…porta una 42 (ovvero la nuova 56) , non ha nessuna idea dello stile, non sa chi sia Mirando Priestly e soprattutto non legge e non sa nemmeno che cosa sia Runway, la nuova Bibbia della moda.
Malgrado ciò, Andy riesce a ottenere il posto di seconda assistente, o come la chiama Miranda, la nuova Emily (Emily Blunt) la quale è passata a prima assistente e non prende in simpatia, come
del resto tutto lo staff, la povera Andy, che vuole solo fare il mestiere per cui è arrivata a New York.
Purtroppo Andy non trova il sostegno necessario per svolgere “il compito che milioni di ragazze sarebbero disposte a uccidere pur di ottenere” neanche in casa, dato che il fidanzato Nate (Adrian Grener) non vede di buon occhioil suo nuovo impiego, per paura che si trasformi in una “tacchettina” (nel film vengono chiamate così le ragazze che lavorano alla rivista per il rumore dei tacchi sul pavimento quando camminano) .
Malgrado questi problemi Andy continua a lavorare, ed incominciano subito i primi fallimenti; dopo l’ennesima sgridata di Miranda e la fatidica scena del golf azzurro, Andy si rifugia da Nigel (un fantastico Stanley Tucci) il responsabile del guardaroba e dei vestiti per le modelle e lo staff.
Incomincia il cambiamento di Andy: CHANEL, VALENTINO, PRADA, MANOLO, JIMMY CHOO e tutte le altre griffe, fino ad allora a lei sconosciute.
Dopo questa metamorfosi, inizia una nuova visione del proprio lavoro da parte di Andy, sa che Gabbana si scrive con due “b”, sa mettere al posto giusto le riviste sul tavolo di Miranda, sa dove mettere il menabò a casa del capo, insomma riesce al meglio nell’occupazione che l’aveva tanto spaventata.
Ma la vita, come ben sappiamo, non è tutta rose e fiori, questa sua trasformazione sembra non rendere felice l’ unica persona che l’ aveva sostenuta fin dall’ inizio, il suo fidanzato, che sembra l’ unico a preferire la “vecchia” Andy alla nuova; Nate sembra tollerare il tutto fino al giorno del suo compleanno,che coincide con il galà di beneficenza di Runway.
La serata inizia già nel verso sbagliato, Andy infatti non avrebbe dovuto partecipare alla festa, doveva bensì tornare a casa a festeggiare insieme al compagno e a tutti i suoi veri amici…ma c’è un problema, Emily, la prima assistente è raffreddata e non può aiutare Mirando.
Si richiede una partecipazione di Andy alla festa, che con grande tristezza, avvisa il fidanzato di un suo probabile ritardo…
Ciò non fa che aggravare il già difficile rapporto…
Ma il peggio deve ancora venire, Emily ha un incidente stradale che le impedirà di recarsi a Parigi, durante la Fashion Week.
Andy è costretta ad accettare, ma saputa la notizia Nate decide di prendere una pausa (in poche parole si mollano!).
Una sera entra in camera di Miranda e la coglie in un momento di debolezza: in vestaglia, senza trucco, con gli occhi gonfi di lacrime per la notizia della richiesta del divorzio da parte del marito, e sarà proprio questo avvenimento che, trasformata non solo in una “tacchettina”, ma in una specie di Miranda…
Il film avrà un finale semi-positivo…con una punta di veleno alla Prestly!
Ma cosa ci vuole veramente dire questo film?
Ci viene subito da pensare al conformismo, al desiderio (quasi sempre delle donne) di voler appartenere e solamente di sognorare a un circolo superiore, fatto di abiti firmati, cene di gala e tutto resto considerato chic e glamour…
Io non la penso così, trovo che il personaggio di Andy si possa identificare con tutte quelle persone fragili e timide, dove poco per farle cambiate radicalmente e trasformarsi in ciò che non si vuole o si vuole essere…ed è qui che bisogna porsi una domanda, meglio far parte di un gruppo e non volerlo accetare o riconoscere o trasformarsi in qualcosa che non si è tanto per piacere agli altri?

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