domenica 22 giugno 2008

Quarto articolo gerolamo 2007/2008

Grida dal tetto del mondo

Tibet.
Capitale: Lhasa, Tipo di amministrazione: Regione Autonoma, Superficie: 1.228.400 kmq, Popolazione: 2.670.000, Densità: 2,2 ab. per kmq…
Pochi dati, poche cifre per descrivere una regione millenaria.
Migliaia di anni di storia congelati in un ghiacciaio sul tetto del mondo.
Qui tutto sembra fermo, completamente isolato dal resto del pianeta, un’oasi protetta da mura di montangne, l’Himalaya che l’hanno tenuto nascosto e al sicuro dal mondo di fuori.
Un regno fatto di religione, preghiera, valori, principi, monaci e inni.
Un mondo di tradizioni, miti e leggende.
Un mondo che sembra quasi inventato, ma che in realtà esiste, o meglio è esistito.
La storia del Tibet è incerta, le sue radici si perdono qualche secolo prima di Cristo e trovano fondamenta nelle varie invasioni mongole e cinesi che conquistarono la regione e la proclamarano come regione dell’impero cinese.
Nella seconda metà del 1500 fu stabilita la linea del Dalai Lama, nel 1600 il quinto Lama (Lozang Gyatso) prese il potere e nello stesso anno la carica divenne ufficiale, grazie al riconoscimento dell’imperatore cinese.
Dal 1600 , appunto, al 1951 i Dalai Lama rappresentavano il potere politico, religioso e amministrativo dello stato tibetano.
Nel 1912 però il XIII Dalai Lama (Thubten Gyatso) dichiarò l’indipendenza dalla Cina.
In questi anni il Tibet ottenne la piena indipendenza da Pechino, ma nessuna nazione lo riconosceva come stato autonomo.
Nel 1950 gli stati occidentali erano tutti interessati alla guerra di Corea, questa fu un’ occasione d’oro per l’ esercito cinese che decise d’invadere il Tibet, 40.000 soldati dell’esercito di liberazione popolare frantumarono l’esercito tibetano uccidendo 8.000 soldati.
L’America e l’Europa Occidentale non s’interessarono alla faccenda trattandola come una questione interna cinese ( in effetti la Cina non era riconosciuta dagli stati capitalisti).
Nel 1950 il XIV Dalai Lama, sebbene non ancora maggiorenne, divenne a pieni titoli capo politico e religioso del suo stato, ma l’esercito cinese che si trovava sul territorio gli impedì di governare, così fu obbligato a firmare il famoso trattato dei 17 punti che obbligarono il Tibet ad arrendersi a Mao e alla Cina.
Nel 1955 iniziarono le prime rivolte da parte dei monaci tibetani e della popolazione locale, fin dagli inizi gli Stati Uniti vollero aiutare la rivolta tibetana e inviarono agenti CIA per “allenare” la milizia locale.
Ad ogni rivolta organizzata dal popolo, i cinesi risposero con l’impiego di un maggior numero di soldati ,ne utilizzarono migliaia e migliaia di soldati, che provocarono la morte a decine di migliaia di civili.
Il Dalai Lama fuggì nel 1959 e si recò in esilio in India dove ha dato origine allo stato autonomo del Tibet e da allora professa la pace e la non violenza, questa sua politica gli è valsa il premio Nobel per la pace nel 1989.
Gli anni della rivoluzione culturale segnarono una tragedia per la cultura tibetana, i templi furono distrutti e dissacrati, e da quel momento il Tibet diventa una regione cinese, soggetta a continui maltrattamenti.
L’interesse dell’opinione pubblica torna sui monti dell’Himalaya nei primi mesi del 2008 quando iniziano a circolare in tv e su internet immagini di tortura da parte dell’ esercito cinese sui civili tibetani.
La Cina ha smentito tutto a riguardo, ma le immagini continuano a girare e adesso gli attivisti pacifisti hanno proposto di boicottare i giochi olimpici di Pechino.
Ciò è solamente una trovata pubblicitaria per contrastare la supremazia cinese nei confronti dell’ occidente o una vera e propria rivoluzione popolare?
La risposta si può leggere solamente negli occhi del popolo tibetano che da oltre 50 anni si trova rinchiuso in uno stato che non è il proprio.

Giuseppe Visonà


1 commento:

Daniel ha detto...

Proprio ieri sera ho visto un film sul Dalai Lama. Si chiama 10 questions for the Dalai Lama. Temo che esiste solo sottotitolato, però rende bene l'idea della condizione del popolo tibetano in esilio in India e del parere del leader politico e spirituale di questa nazione rovinata. Penso possa interessarti.